È il momento di farlo.
Il saluto al 2024 e il transito verso il 2025 non posso non farli passare per la foto di copertina di questo articolo. L’unica che mio figlio diciottenne mi ha chiesto di fare insieme, in un mese negli Stati Uniti.
Ancora non ho capito come mai proprio questa, il Golden Gate avvolto nella nebbia.
Forse perché da piccolo era incantato da luoghi così. Promisi di portarcelo… e invece alla fine mi ci hai portato lui, grazie all’illusionismo.
Un mese, da solo con un figlio, a 10mila km: così sì, che ti conosci veramente come padre.
Un mese in cui passi – e più volte nello stesso giorno – da essere padre, aiutante, punching ball, amico di bevuta, amico di giocata di straforo in un casinò, confidente (poco), uomo di fatica, curatore di relazioni pubbliche, guida, autista, valvola di sfogo e tanto tanto altro.
Che poi un figlio lo vedi pensare, e ti sorprende.
Lo vedi emozionarsi e, tu, emozionarti.
Lo vedi intimorito e tu silente.
Lo vedi entusiasta, e tu goderne senza darlo a vedere.
Lo vedi correre a perdifiato per non perdersi l’ultima onda di un surfista sul Pacifico, e tu arrancare dietro per sentirlo poi raccontarti.
Lo vedi… ma meglio fermarmi qui. Il resto lo lasciamo avvolto nella nebbia.
Buon anno a tutte e tutti da dentro il Baule dei Sensi e ricordate: anche se il futuro può talvolta apparire difficile e avvolto nella nebbia, c’è sempre un ponte che conduce dall’altra parte!

Auguri!
Rino