Ci sono cinque passi per affrontare il cambiamento.
E una certa metodologia li rappresenta così: con cinque esagoni.
Ma no, oggi non parliamo di quella metodologia.
Parliamo della vera protagonista di questa storia: l’esagono.
Già. Nel “Baule dei Sensi”, ogni tanto ci piace aprire cassetti strani, e trovarci dentro un’idea, una forma, una connessione tra mondi.
Questa è la volta dell’esagono!
L’esagono. Quella forma con sei lati uguali, così semplice e così… geniale.
Non è una moda geometrica: è una scelta che la natura fa da milioni di anni.
E quando la natura sceglie, non lo fa per caso.
La saggezza delle bolle

Provate a osservare le bolle di sapone quando si toccano. Si appiattiscono l’una contro l’altra. E se ne radunate parecchie… indovinate che forma compare?
Esagoni. Sempre esagoni. Perché?
Perché è la forma che permette di stare vicini, uniti, stabili,
occupando tutto lo spazio senza sprechi.
Lo sguardo dell’insetto
E se vi dicessi che gli occhi degli insetti sono fatti di minuscoli esagoni? Centinaia, migliaia. Tutti incastrati perfettamente.
Perché con gli esagoni, la vista è più ampia, più precisa, più “piena”. Più… completa.
Il segreto dell’alveare

E gli alveari? Le api costruiscono inizialmente celle tonde.
Ma poi, grazie al calore e alla fisica, quelle celle si deformano. E diventano esagoni. Sempre esagoni. Perché?
Perché è la forma che usa meno cera, ma contiene più miele.
Efficienza pura.
Una forma che pensa
L’esagono, in fondo, è una mente che prende forma. Ti dice:
– Occupiamo bene tutto lo spazio.
– Stiamo vicini, ma con equilibrio.
– Costruiamo una struttura forte, ma flessibile.
– Facciamo ordine senza irrigidirci.
E quando lo vedi accostato ad altri esagoni, non è mai in fila.
Non è mai un cerchio.
È una composizione modulare. Come i mattoncini Lego.
Si possono spostare, rimescolare, reinventare.
Ma rimangono parte di un tutto.

Una forma per chi cambia
Forse è per questo che l’esagono è così affascinante. Perché non è solo una figura geometrica.
È una metafora del cambiamento. Un cambiamento che ha struttura ma anche gioco. Un ordine che lascia spazio al movimento.
Una forma che sa adattarsi.
E chissà…
forse non siamo stati noi a scegliere l’esagono.
Forse è l’esagono ad aver scelto noi.
Yago, Agnese, gli esagoni
affrontate dai due ragazzi… esagoni e bolle protagonisti…
Sì, nel “Baule dei Sensi”, ogni tanto ci piace aprire cassetti strani, e trovarci dentro un’idea, una forma, una connessione tra mondi.
Oggi c’era un esagono.
Domani? Vedremo.
Rino Panetti