MONDIALI di MAGIA: UOMINI e DONNE sullo stesso palco. NESSUNA DISTINZIONE. La vera magia!

Parità Genere Mondiali magia

Ci siamo: a Torino stanno per iniziare i Campionati Mondiali di Magia FISM (dal 14 luglio)!
Sarà un evento straordinario, al quale avrò l’onore di partecipare.
Una festa della meraviglia, delle emozioni, degli occhi pronti a stupirsi.

Eppure, tra luci e trofei, c’è un aspetto che mi colpisce più di ogni altro: non esistono categorie riservate a uomini o donne. Si gareggia insieme. Non importa se sei un mago o una prestigiatrice: conta solo come incanti, non chi sei.
Questa caratteristica è quasi unica rispetto a molte altre discipline artistiche e sportive, che mantengono ancora separazioni nette tra generi.

Eppure, nella realtà, la magia resta un’arte a prevalenza maschile. Le donne ci sono – forti, brillanti, poetiche – ma spesso invisibili.
Lo ammetto: a volte, in modo un po’ provocatorio, mi chiedo cosa accada quando sul palco sale una donna a fare magia. Cambia lo sguardo del pubblico? Siamo pronti a vederla in una posizione di potere simbolico, capace di manipolare la realtà, dirigere l’attenzione, stupire?
A volte no. Altre volte sì – e in quei momenti succede qualcosa di davvero magico.
Perché, quando una performance è potente, originale, emotiva, il genere svanisce. L’identità si dissolve nell’arte. E il pubblico non vede più un uomo o una donna: vede un’Artista.

Penso a un momento speciale: è il 1997, e Juliana Chen diventa la prima donna a vincere il FISM nella categoria manipolazione. Juliana porta in scena una raffinatezza tecnica e stilistica che ridefinisce gli standard. Le sue mani danzano con le carte in una coreografia ipnotica che incanta e travolge.
La sua magia non è “bella per essere femminile”: è semplicemente impeccabile.

VERSO UNA MAGIA CHE TRASFORMA I PREGIUDIZI

La magia – quella vera – è l’arte dell’illusione, certo, ma anche della trasformazione.
E può (anzi, deve) trasformare anche i nostri sguardi, le nostre aspettative, i nostri pregiudizi.
Perché non ci sarà autentica meraviglia sul palco finché, tra il pubblico, qualcuno continuerà a pensare: “Brava, per essere una donna”.
E così, l’arte magica ha questo primato: le competizioni non hanno distinzioni di genere! Un primo passo, importante. Ma ancora molto si può fare, per arrivare a una magia in cui le categorie distinguano solo gli stili, non le persone.
Una magia dove la domanda non sia più “è un uomo o una donna?”, ma soltanto: Mi ha emozionato?
Perché la vera magia, alla fine, è questa: farci vedere il mondo con occhi nuovi.
Anche quando lo spettacolo è finito.

Rino Panetti



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